Anne of Green Gables

“Per esprimere idee grosse bisogna usare parole grosse”


Anna è diversa: l’immaginazione è l’unica casa che abbia mai avuto, le piacciono le parole lunghe, insolite, quelle per cui la lingua si ingarbuglia e il suono ne esce ricercato, trova un nome per ogni cosa che la circonda, ogni cosa che sa non dimenticherà. Anna ha avuto mille vite ma mai una davvero sua, cucita sulle sue forme, per i suoi passi. Anna è disperatamente alla ricerca di qualcuno a cui appartenere, qualcuno a cui tornare, qualcuno che sia “casa”. Nel frattempo si rannicchia nelle pagine dei libri, si vede nelle frasi di Jane Eyre, nei respiri dei fiori di ciliegio. Alla fine ce la fa, alla fine quel qualcuno arriva anche se cercava altro: due fratelli mai sposati che abitano a Green Gables. Matthew rimane subito affascinato dai discorsi che Anna rincorre, nelle fantasie in cui si perde, grato che finalmente qualcuno riempia quei silenzi che lo hanno accompagnato sempre. Marilla rivede se stessa e scopre un lato che non credeva di avere e invece è lì, quel lato materno così bene nascosto dietro l’austerità di chi affronta la vita senza un compagno.

Netflix ha rispolverato quel vecchio libro nello scaffale più in alto, quei libri che fanno la storia e a cui spesso è difficile ridare vita o almeno dargliene una nuova che riesca a renderne bene gli anni, la meraviglia che ancora nasconde. La nuova Anna rivela un passato ancora più difficile da buttarsi alle spalle, riportando sullo schermo quelle tematiche di abusi sui minori ancora così difficili oggi da superare. Una produzione che oscura il passato anche di personaggi che nel libro appaio limpidi, trasformandoli in pozzi profondi di cui non si riesce ancora a fine stagione a vedere il fondo: è il caso di Gilbert.

“Mi piace piangere su un bel libro, e a lei?”

Una serie emozionante fatta per le lettrici che preferiscono un buon libro e una tazza di tè alle uscite di gruppo: alla riscoperta dei paesaggi mozzafiato, dei personaggi che si portano addosso mille storie.

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