“E la neve caduta accoglie la neve che cade e le sussurra SILENZIO.”
Quella di Craig è una storia avvolta in una coperta fatta a mano i cui riquadri hanno ognuno una fantasia diversa “come una melodia per immagini”. È una storia letta sui confini: quello tra cielo e terra, quello tra passato e futuro, quello tra Wisconsin e Michigan, quello tra inverno e primavera. Craig sa sempre solo quello che non deve fare, quello che è peccato, quello per cui sarà punito, ora dai genitori dopo dal Signore. Immagina ogni sera un modo per scappare di casa e allora fa una lista: le provviste, dei vestiti e un posto distante venticinque centimetri sull’atlante. E alla fine ce la fa, trova un modo per andarsene, un modo che ha capelli biondi, due occhi neri da cui non vuole allontanarsi e le “i” piene delle sue poesie. Raina lo prende sotto braccio, lo porta via dalla colazione al campus invernale e non lo lascia più andare. Che lei ha il coraggio che a lui è sempre mancato: non va alla messa della mattina per riposare in un posto tutto suo, non crede nel paradiso e nemmeno nell’inferno e lo dice ad alta voce. Che dove abita lei, in Wisconsin “si dice che le quattro stagioni sono l’inizio dell’inverno, l’inverno, il tardo inverno e il prossimo inverno”, che pare le precipitazioni nevose siano le più abbondanti dello stato, sette metri all’anno e il calore va bene quando viene da dentro e non da fuori. Raina lo porta dove non esistono rumori, dove può vedere ancora i piccoli elfi luminosi che da piccolo si rifugiavano tra le lenzuola, dove la neve ha mille nomi come per gli eschimesi, dove ci si bacia con le guance, con il naso, dove senti la terra girare a 100 chilometri all’ora e i desideri si realizzano ancora.
Craig non è stato così vicino a nessuno, se non a Phil quando erano piccoli, quella che sembra una vita fa; mentre lì, in quella casa è così vicino a Laura, alla piccola Sara e perfino a Ben anche se lui non vuole. Craig si tiene sul limite e ci gioca, allunga una mano oltre, si sporge ma non ha mai il coraggio di superare quella linea sottile fino a quando Raina non gli spiega che si può, che in fondo sono già stati macchiati dal peccato. Ma all’improvviso…sono già distanti, proprio nell’istante in cui Craig scopre di amarla da un momento indefinito, distanti chilometri in secondi nani, l’uno accanto all’altro nel suo furgone. “Nell’acqua annaspavamo come le vittime di un naufragio, avvinghiati l’uno all’altra. Ma in superficie ci lasciavamo trasportare dalla corrente, senza mai arrivare a toccarci, andavamo alla deriva vicini ma non insieme.” Avevano anticipato i tempi: si erano ritrovati in paradiso subito, l’uno stretto all’altra, senza sapere che in paradiso non ci sono più quei fragili rapporti terrestri e così erano finiti.Lui che era riuscito a farla sentire meno sola, a farle pensare quasi che tutto potesse andare bene nonostante i pezzi della sua famiglia che cadevano, le responsabilità; lui che l’aveva portata in una notte silenziosa in piena tempesta e poi ad un banchetto sontuoso, era tornato a casa, infrangendo l’unica promessa che lei gli aveva chiesto. E quello che fino a un attimo prima era la realtà si dissolve rivelandosi solo delle ombre su una parete illuminata: “Voglio che restiamo amici e voglio rivederti presto, ma non posso gestire una storia in questo momento”. “E poco alla volta la neve cominciò a sciogliersi” e come l’inverno si sciolsero anche loro; tutto quello che prima sembrava ad un passo divenne inaccessibile, divenne solo fango che divorò perfino la loro grotta. E il disgelo per loro ebbe l’effetto contrario, la neve tornò sulla parete colorata cancellando tutto. Raina rimase solo il ricordo di un inverno e la sua fede crollò irrimediabilmente.
Craig Thompson annulla il confine sottile tra “storia da romanzo” e “realtà” e ci fa vedere come tutte quelle storie che leggiamo sono tutte reali, la maggior parte in potenza alcune lo sono già state. Una critica prudente alla religione contraddittoria che a volte ci fa sentire solo in trappola e così sbagliati, un inno alla famiglia unita nel tentativo disperato di tenerla insieme, un romanzo di formazione, una storia d’amore e disegni bellissimi che si sviluppano in lunghezza e tendono una volta verso l’alto e una volta verso il basso: questa è la storia di Craig. Craig è rimasto e rimane sul mio comodino da un po’, a volte lo sfoglio perché mi ha lasciata quella sensazione di incompleto e quel “perché?” con mille soluzioni che non risolvono proprio nulla. Perfino la persona con cui ho la chiara sensazione che tutto possa risolversi non è riuscito a spiegarmi come tutto possa venire e finire in una stagione, in due settimane, come un una persona da centro gravitazionale diventa una telefonata ogni tanto e uno scatolone nello sgabuzzino alla fine.
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